Jacques Brel
Testamento all’italiana
Senti Giuseppe, vecchio mio
Sei sempre stato un vero amico, sai
Con me hai diviso donne e guai
Compagno d’armi e d’osteria
Ti lascio solo e vado via
Dov’è mia moglie, cosa fa?
Starà provando il velo nero ormai
Che bella vedova sarà
Tu che sei buono come il pane
Falle la guardia come un cane
E voglio pianti e preghiere di prima qualità
Un milione di ceri e due soldi di pietà
Signor curato, amico mio
Ci siamo visti solo in piazza noi
In chiesa non venivo mai
Non è che non credessi in Dio
Ma gli parlavo a modo mio
Signor curato, senta un po’
Mia moglie a lei non ha mentito mai
Ma è una bigotta bella assai
Giacché sa tutti i fatti suoi
La tenga d’occhio pure lei
E voglio pianti e preghiere di prima qualità
Un milione di ceri e due soldi di pietà
Senti Turiddu, socio mio
Non mi sei proprio mai piaciuto, sai
Muori di rabbia perché so
Che appena gli occhi chiuderò
La cassaforte tu aprirai
L’anno di lutto aspetterai
Per impalmare la mia vedova
Ma un anno è lungo e chissà mai
Lei forse un altro sceglierà
Forse d’un colpo morirai
E voglio pianti e preghiere di prima qualità
Un milione di ceri e due soldi di pietà
O bella e fredda moglie mia
Se non ci fosse tanta gente, sai
Fra le tue gambe morirei
L’ultimo addio che ti darei
Non te lo scorderesti mai
Cerca di piangere, se puoi
Fai il tuo dovere fino in fondo ormai
E raccomandami al buon Dio
In nome della libertà
Che lascio a te in eredità
E voglio pianti e preghiere di prima qualità
Un milione di ceri e due soldi di pietà