U.G.O.
Tornando Da Babilonia
[Strofa 1: Murubutu]
Attento al viaggio ma, qua il mondo corre
Da Babele il destino di parte, vi affilo
Dall'omonimo attore(?)
Entro dentro, non ho canti o santi
Che sento, porto veto empio
Come i mercanti nel tempio
Nella vana umanità mi tempro, faccio
Pratica, con la macchina del tempo
Nel mondo lì immerso emerse su teste disperse
Costretti a parlare mille lingue diverse, lingue
Perverse perse per еremi gelidi celе di
Tratti, rifratti all'undicesimo libro della genesi
Connesso più che mai qua ne assumo la carica
Chiamo Babele hotline ma mi risponde Assurbanipal
E su le mani man, da sta tavola carica
Scatola cranica di falsi carmi sull'anima e immari
Immani mani di umani, mani tese sui visi
Impero assiro-babilonese erede di Luca Alzagisi (?)
Tra l'Eufrate e il Tigri [?]
Riducimi il flow dal codice cuneiforme
Forme e orme ormai reggono appieno
L'impero degli uomini che guardano in basso e vedono il cielo

[Strofa 2]
Guardando in basso vedi gente che cammina
Io guardo il cielo e vedo in te la mia rovina
Capendo che non funziona, ma già da Babilonia
Qui qualcosa ci spaventa ma non è la noia
La differenza che ti tenta e ti contamina
L'intolleranza che dai tempi ci avvelena l'anima
E lacrima su lacrima giungo da Allah come da Fatima
Confuso tra visioni di una cosa unica
Che un tempo univa tutto quello che ora siamo
Oggi è il celere degenero del genere umano
Nel crollo ci sentiamo sparsi e gli scarsi, fraté
Che univano sonarsi: "Oh, siamo diversi!"
Diversi da che cazzo?
Dispersi dalla nostra origine crollata pezzo dopo pezzo
Pagata a caro prezzo tra rabbia e disprezzo
[?] grezzo
Ma non capisci che mistifichi te stesso
[Strofa 3]
[?]