DJ Harsh & Guè Pequeno
La Vita Veloce di Guè Pequeno
La prolificità del rapper milanese è stato uno dei suoi cavalli di battaglia da tanti anni a questa parte. Ogni anno, dal 2005 circa, Guè Pequeno torna sulla scena e lo fa in grande stile. Spesso, questa continua produzione, quasi nevrotica, per molti artisti significa essere incapaci di reinventarsi ed innovarsi, quindi aggrappandosi alle semplici logiche di mercato. L’ex-Club Dogo ha fatto sempre il contrario di tutto e ne è uscito sempre vincitore. La sua grande cultura, musicale e non, gli ha permesso di avere una visione olistica e mai limitata.

Il rapper classe 1980 è tornato da poco con “Vita Veloce Freestyle”, prodotta dal mitico DJ Harsh, andando così a riformare la coppia che aveva dato la luce ai tre FastLife Mixtape. Pietre miliari del rap italiano, che ancora oggi rimangono un emblema impossibile da cancellare dalla memoria. La canzone dura poco meno di due minuti, in linea con “la vita veloce” ma tanto basta per riassumere il suo immaginario a 360 gradi. A far da padrone, soprattutto, è il mondo cinematografico che viene citato più volte: il film“Tenet”, i registi Clint Eastwood e Martin Scorsese e “Caccia ad Ottobre Rosso”. In fondo, il grande schermo è sempre stato uno dei punti di riferimento nella sua carriera musicale: la musica di Guè ha sempre rappresentato un cinema di strada, in cui siamo stati catapultati nella frenetica vita milanese.

Non mancano i riferimenti all’arte - “Quando le bacio il clit, è arte, sì, come il bacio di Klimt”- in tutti i sensi, per così dire. Guè o lo si ama o lo si odia. Quando nel 2005 uscì “FastLife Mixtape Vol. 1”, il rap italiano era ancora in una fase di stallo e l’ubiquità nazionale del rap era un miraggio. Non c’erano contratti redditizi, non c’era una community come quella di oggi in cui il rap è praticamente contaminato in ogni genere, quindi i beat e le rime più real erano gli unici mezzi di auto-sponsorizzazione. Crearsi una credibilità è sempre stato il mantra dell’hip-hop e, con i tre mixtape pubblicati nel 2005,2009 e 2012, Guè Pequeno si è posizionato tra i re del rap italiano. Una saga che trae spunto dai vari Lil Wayne e 50 Cent, all’epoca i pionieri di questo tipo di pubblicazioni, e creare un immaginario simile in Italia.

Il bello dei mixtape è dato dalla piena libertà espressiva e, inoltre, nel rappare anche su beat di hit riconosciute a livello planetario. Ricordiamo nel volume 1 la traccia “Mattoni”, in collaborazione con Noyz Narcos, Chicoria e Marracash, sulla strumentale di “Bricks 4 the High” dei Dem Franchize Boyz e della durata di 6 minuti complessiva. Oltre il titolo inequivocabile, l’ultima canzone del mixtape è una mattonata in pieno stile hip hop, solo le barre e le rime sono a fare da padroni. Dura, hardcore e senza fronzoli.

“Vita Veloce Freestyle” si pone quasi come un anthem per l’uscita di un capitolo della saga FastLife, ma è innanzitutto un richiamo alle origini. Il format del mixtape rappresenta la forma più cruda del rap, cioè un flusso di pensieri che vengono buttati giù per ricordare le radici più profonde di uno che la musica l’ha provata in tutte le sue forme, senza mai snaturarsi. Con grande probabilità, a questo freestyle ci sarà un seguito. Il mixtape, oggi in Italia, rappresenta un morto che cammina senza una meta. Riportarlo alla luce in un’epoca in cui costruire album a tavolino è la quotidianità, sarebbe una grande mossa. La vita veloce è più viva che mai.